Dormire: una delle cose belle della vita. Chi di noi non aspetta il finesettimana per alzarsi tardi? Chi non bestemmia al suono della sveglia la mattina? Chi non vede l’ora di mettersi a letto dopo una lunga giornata?
Il sonno è evidentemente uno dei doni che la natura ci ha dato.
Ma vi siete mai chiesti perché è così bello dormire?
La risposta a questa domanda ce la dà – ovviamente! – Giacomo Leopardi, nelle Operette Morali. Le Operette sono una raccolta di prose di vario genere (dialoghi, racconti, brevi saggi) in cui Leopardi espone la sua filosofia, ma in modo ironico e leggero. L’Operetta in cui ci parla del sonno è il Cantico del Gallo Silvestre: qui Leopardi ci racconta di una creatura leggendaria, un enorme gallo con le zampe che poggiano sulla terra e la testa che tocca il cielo, che secondo i saggi ebrei avrebbe cantato un Cantico, in tempi antichissimi, in cui spiegava il motivo per cui gli esseri viventi hanno bisogno di dormire. Questo Cantico è stato riportato su un’antica pergamena che Leopardi ci dice di essere riuscito a tradurre.
Già con le prime parole di questo Cantico, il Gallo Silvestre ci spiega perché dormire è così piacevole: il mondo dei sogni è il mondo delle illusioni, in cui dimentichiamo momentaneamente la realtà, le sofferenze della vita. Per questo è così brutto svegliarsi: perché dobbiamo abbandonare i bei sogni per rimetterci sulle spalle il peso della realtà.
Nella filosofia leopardiana si contrappongono due concetti fondamentali: da un lato le illusioni, e dall’altro l’arido vero. L’arido vero corrisponde alla realtà della vita che ogni giorno sperimentiamo, che è arida perché, come afferma nello Zibaldone, tutto il vero è brutto. In effetti, come potremmo contraddire Leopardi? Le verità che apprendiamo crescendo sono sempre brutte. Molto più belle sono invece le illusioni, cioè le sensazioni momentanee e illusorie con cui ci consoliamo della sofferenza della vita: gli affetti, l’arte, l’immaginazione e, appunto, i sogni.
Quindi, lo stare svegli corrisponde alla sofferenza della vita e il dormire corrisponde al piacere delle illusioni: per forza che dormire è più bello!
Anche se Leopardi può sembrare “depresso” e noioso, dobbiamo ammettere che ha ragione: quando dormiamo non soffriamo, sperimentiamo una pausa dalle fatiche dell’esistenza. Il Gallo dice addirittura che
Tal cosa è la vita che, a portarla, fa di bisogno ad ora ad ora, deponendola, ripigliare un poco di lena, e ristorarsi con un gusto e quasi una particella di morte.
Cioè: la vita è così pesante e difficile che la natura ha previsto che ogni giorno gli esseri viventi la interrompano, per ristorarsi, con qualcosa che assomiglia alla morte.
Quindi dormire è come essere morti. Ma allora non dovrebbe essere una cosa brutta?
No! Perché per Leopardi la morte non è una cosa negativa. La morte è il contrario della vita; e se la vita è dolore, la morte è l’assenza di dolore (essendo per definizione l’assenza di ogni cosa). Non solo: la morte è il fine ultimo dell’esistenza stessa di tutto l’universo:
Pare che l’essere delle cose abbia per suo proprio ed unico obbietto il morire. Non potendo morire quel che non era, perciò dal nulla scaturirono le cose che sono.
Secondo la filosofia leopardiana, l’universo tende solo alla morte. L’obiettivo dell’esistenza non è la felicità, ma la distruzione; da quella distruzione nasce poi altra vita, in un circolo infinito.
Quindi il dormire, essendo la cosa più vicina alla morte che si può sperimentare quando si è ancora in vita, è per sua natura bellissimo e desiderabile. E in effetti, come contraddire Leopardi? L’assenza di sensazioni è ciò che ci permette di riposare. E solo se abbiamo riposato siamo in grado di ricominciare, la mattina dopo, ad affrontare la vita.
Vi sembra troppo deprimente? Eppure pensate che Leopardi è anzi fin troppo ottimista: infatti, sostiene che il momento del risveglio sia il momento meno brutto della giornata! Vediamo perché.
Secondo Leopardi, le fasi della giornata sono assimilabili alle fasi della vita: la mattina rappresenta la fanciullezza, il giorno rappresenta la maturità, la sera rappresenta la vecchiaia, e infine di notte arriva la morte. La mattina, poiché rappresenta la fanciullezza, è il momento più felice: infatti, appena svegli, siamo ancora vicini al mondo delle illusioni in cui eravamo fino a un attimo prima, e tutto ci sembra ancora possibile. Come i bambini, siamo carichi di speranze e di energie. Poi, man mano che il giorno va avanti, ci allontaniamo sempre più dal mondo delle illusioni e il peso della vita si fa sentire maggiormente.
Quindi, nell’ottica di Leopardi, appena svegli siamo energici, attivi e speranzosi!
Ma quando mai??
Appena svegli vorremmo essere morti!
Vedete quindi che Leopardi non era poi così negativo! E in effetti, non ha tutti i torti neanche in questo caso: superato il primo momento in cui suona la sveglia e ci viene da piangere, di mattina siamo effettivamente più energici e propensi a pensare che faremo tantissime cose; poi, magari, ci rendiamo conto che in realtà non abbiamo fatto niente. Ma ci aspetta almeno la certezza del riposo!
Quindi, se questo articolo vi ha depresso o vi ha fatto venire sonno, avete almeno due possibilità: aspettare fiduciosi il momento in cui andrete a dormire, o aprire una pagina qualsiasi delle Operette Morali, che vi farà sicuramente sorridere. Del resto, se riusciva a ridere persino Leopardi, che veramente di sfortune ne ha avuto a pacchi, ci possiamo riuscire anche noi.