Catone e la libertà – Pillole dantesche

Pillole dantesche: la Divina Commedia per tutti

Quando Dante e Virgilio arrivano sulla spiaggia del Purgatorio, dopo essere usciti dalla burella dell’Inferno, a riveder le stelle, incontrano il guardiano del secondo Regno: Catone. Questo è un personaggio realmente esistito, un eroe della Roma repubblicana; nei secoli è stato celebrato e ricordato come il maggiore oppositore di Cesare. Cesare voleva imporsi come massima autorità a Roma, mentre Catone era il depositario e difensore dei valori della repubblica, e quindi della libertà. Proprio per preservare questa libertà, Catone arrivò infine a togliersi la vita, proprio per non essere costretto ad assistere inerme alla vittoria di Cesare.

Dante mette quindi un suicida alla guardia del Purgatorio! Questo è un atto davvero rivoluzionario da parte di Dante, perché il suicidio era considerato dalla Chiesa un peccato mortale; Dante stesso colloca i suicidi nell’Inferno. Perché allora sceglie di porre un suicida alla guardia del Purgatorio?

Il Purgatorio è il regno attraverso il quale ci si può purificare per giungere alla visione di Dio, e quindi è il regno in cui si conquista la libertà. La libertà viene intesa da Dante in senso morale, come libertà dal peccato, dal peso della carne. E proprio Catone, al tempo di Dante, era considerato un esempio di virtù morale, nonostante il suicidio.

Catone, infatti, incarna pienamente l’ideale del filosofo stoico: fedele ai propri valori morali al punto da sacrificare la propria vita per essi. Catone ha avuto il coraggio di perseguire la libertà morale fino al sacrificio estremo.

La libertà che ha perseguito Catone nel togliersi la vita è una libertà diversa da quella che cerca Dante: era una libertà politica, mentre quella che cerca Dante è spirituale. Ma per Dante questi due beni supremi sono equivalenti, perché in entrambi i casi si tratta di libertà morale.

Infatti è proprio a questo che fa appello Virgilio quando lui e Dante incontrano Catone: poiché Catone è il guardiano del Purgatorio, Virgilio gli chiede di permettere a Dante la prosecuzione del suo viaggio nei tre Regni oltremondani, con questi versi:

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando,
ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta.

Virgilio fa appello all’amore di Catone per la libertà, ricordandogli che è il bene supremo, il bene più caro, come sa bene chi proprio per esso ha rinunciato alla vita.

In questo Canto molto complesso e molto bello, in cui si celebra l’uscita dall’Inferno e quindi la liberazione dal peccato, c’è spazio per una piccola considerazione sulla preziosità della libertà e un riferimento attraverso il personaggio di Catone alla libertà in senso lato: Dante stesso, in prima persona, aveva conosciuto la privazione della libertà quando era stato mandato in esilio ingiustamente, allontanato per sempre dalla sua città, privato della sua libertà di cittadino.

È quindi coraggiosissima la scelta di Dante di porre un suicida alla guardia del Purgatorio per celebrare la libertà. Come sempre, Dante ci regala versi universali ed eterni, dimostrando, da uomo del 1300, una larghezza di vedute che manca tutt’ora a molti.