2 novembre: Pier Paolo Pasolini

Oggi avevo pianificato di essere a Casarsa, per prendere parte alle celebrazioni dell’anniversario della morte di Pasolini. Ovviamente, data la situazione Covid, ho annullato il viaggio; e quindi come ogni anno celebro questa ricorrenza da sola.

Questo è un giorno che sento sempre molto, perché Pasolini è un poeta che amo profondamente, ed è un poeta che si studia per tutta la vita senza averlo mai completamente capito, data la sua enorme complessità. Purtroppo però è anche un poeta che va molto di moda, quindi ogni anno mi trovo a dover sopportare le tante sciocchezze o esagerazioni, in un senso o nell’altro, che vengono dette su di lui.

Pasolini è sempre stato un intellettuale da scandalo; lui stesso cercava lo scandalo perché lo riteneva uno strumento di conoscenza e di evoluzione. Perché faceva scandalo?

Perché era omosessuale, perché prediligeva i minorenni, perché era un intellettuale comunista che non concordava con la maggioranza degli intellettuali comunisti e a volte esprimeva opinioni apparentemente reazionarie; e infine ha fatto scandalo per il modo in cui è morto.

Quindi dal 2 novembre 1975 sono fioccate le mille elucubrazioni su questa morte, tra cui anche l’ipotesi che sia stata architettata da lui stesso, come una sorta di macabro spettacolo teatrale. Naturalmente tutt’oggi non sappiamo quale sia la verità in merito a quella notte, e io ho sempre pensato che, al di là delle indagini e dei processi, che comunque ormai sono inutili, sarebbe meglio smettere di parlare di come è morto, ma anche di parlare di come ha vissuto, e parlare invece di cosa ha scritto e prodotto.

Soprattutto perché, dal momento che Pasolini è un intellettuale che fa gola, che va molto di moda, proprio perché scandaloso, in molti tentano di appropriarsene leggendo la sua opera secondo la propria convenienza. E questo produce le distorsioni e le esagerazioni di cui parlavo prima.

La destra ovviamente punta sul fatto che Pasolini fosse un “pedofilo”, e quindi lo scredita su questa base; in realtà questa definizione è un po’ imprecisa e non tiene conto dell’epoca, dell’età reale dei suoi partner, e della cultura dalla quale provenivano.

Ma soprattutto, se anche fosse così, non dovrebbe avere nessuna importanza, perché, come ho detto altre volte, noi non ricordiamo l’uomo, ma l’intellettuale.

La sinistra invece fa il gioco opposto, puntando sull’omosessualità e omettendo completamente che i partner di Pasolini fossero minorenni e poveri, quindi si concentra sulla vita di difficoltà e discriminazione vissuta da Pasolini, facendone una sorta di angelo o di martire; dimenticando che Pasolini odiava la sua stessa sessualità e mai avrebbe voluto essere considerato un’icona gay.

Poi ci sono i femministi, che o si appropriano di Pasolini stravolgendo completamente il suo pensiero, oppure lo odiano in quanto misogino.

Da un lato si pensa che dal momento che Pasolini era omosessuale, era automaticamente femminista, un sostenitore della libertà sessuale e dell’emancipazione della donna: niente di più falso, visto che più volte ha espresso in modo esplicito la sua contrarietà proprio alla liberalizzazione della sessualità, sia etero che omosessuale, e si è sempre espresso negativamente nei confronti del femminismo.

Dall’altro lato si interpreta l’ossessione di Pasolini per l’organo riproduttivo maschile (ossessione che ho studiato nella mia tesi di laurea, che era incentrata proprio sul valore simbolico della sessualità nella sua opera) come un elogio del patriarcato. Insomma le solite follie degli studi di genere.

E infine c’è la massa, quella che Pasolini disprezzava, che lo usa come icona di anticonformismo e come una sorta di profeta, diffondendo citazioni sdoganate e mal comprese, estrapolate da saggi e riflessioni articolate e complesse. Insomma Pasolini ha subito quel processo di banalizzazione della cultura che lui stesso denunciava e temeva, diventando, paradossalmente, un simbolo del conformismo.

Quindi, in questo 2 novembre in cui leggerete tante citazioni decontestualizzate e tante preghiere di beatificazione, vi invito a fare due cose, se volete omaggiare Pasolini.

Prima di tutto ammettere che era umano, e proprio questa sua umanità lo ha reso il poeta che era: per la sua umanità ha sofferto, e non solo per la sua condizione di diverso, ma anche per la colpa che a questa diversità era legata, e per le contraddizioni che generava. Omettendo i lati più turpi della sua persona e della sua vita, non solo lo insultiamo, ma non potremo mai capirlo.

E poi vi invito a leggerlo, semplicemente, come sempre si dovrebbe fare con i poeti. Ci sono alcuni testi che anche se complessi non sono inaccessibili e possono dare un’idea abbastanza veritiera almeno di una parte del suo pensiero e della sua persona: per esempio, se vi piacciono i romanzi autobiografici, potete leggere Atti impuri, che è quasi una confessione; se vi piacciono i romanzi simbolici potete leggere Teorema, il cui impianto metaforico è abbastanza semplice; se vi piace il teatro potete leggere Orgia, soprattutto se non volete essere scandalizzati (e quindi vi meritate di esserlo). O potete guarda uno dei suoi tanti film, di cui vi consiglio Porcile, che dà un’idea di come Pasolini unisse sesso, politica, amore, natura, insomma di come avesse dentro di sé l’intero universo e lo trasponesse meravigliosamente nelle sue opere.