Chi sono

«Se io vivrò, vivrò alle lettere,
perché ad altro non voglio né potrei vivere»
Giacomo Leopardi

Mi chiamo Yasmina Pani e sono un’insegnante di lettere.

Sono sempre stata una nerd delle materie umanistiche: preferivo un libro a un cartone animato, avevo paura della palla e dei giochi movimentati, inventavo racconti e storie credendomi la piccola principessa di Burnett, nelle vacanze estive facevo giochi di enigmistica in francese ed esercizi di grammatica. L’anima della festa insomma.

Ricordo perfettamente il giorno in cui ho imparato a leggere, in prima elementare: seduta sul pavimento della mia camera con un piccolo libro in mano, all’improvviso le lettere si unirono insieme e nella mia mente nacquero le parole. E pensai “so leggere”.

Nel 2004 ho iniziato il liceo classico, non per grande interesse verso le lingue antiche, quanto per una totale deficienza nelle materie scientifiche. All’inizio ero scarsa in greco, non studiavo, non sapevo tradurre; andavo meglio in latino, ma senza entusiasmo. Poi ho iniziato a entrare nel meccanismo: decodificare, capire la logica del testo, trovare i termini italiani più adatti per rendere il concetto. Sempre senza entusiasmo: mi veniva bene, mi veniva automatico, non avevo bisogno di studiare più di tanto, anzi non studiavo proprio.

Poi abbiamo iniziato il triennio, quello che al classico è il vero e proprio liceo, perché chiamare gli anni di scuola come tutti gli altri è da poveri. La nostra professoressa di italiano era – è – una donna di straordinario carisma, temuta orribilmente da tutti gli alunni della scuola, preceduta da una fama di assoluta severità e rigore. Il giorno in cui iniziò a spiegare Dante, entrò in classe, chiuse la porta, si mise al centro dell’aula e con posa statuaria e tono solenne annunciò: “Signori… Dante”. Non poteva che essere una donna destinata a cambiarmi la vita.

Quando fu il momento di scegliere la facoltà a cui iscrivermi, le materie scientifiche erano ovviamente escluse a priori; ero brava in tre cose: lingue, filosofia e letteratura. Era chiaro che avevo davanti un futuro di enormi promesse professionali! Volevo scegliere lettere moderne, per studiare letteratura italiana, conoscere nel dettaglio ogni singolo autore, imparare i versi a memoria, leggere milioni di libri (non sapevo ancora che Lettere in Italia è una laurea che si prende con i punti dell’Esselunga). La professoressa me lo proibì tassativamente e mi impose di iscrivermi in lettere classiche, appoggiata ovviamente da un’altra grande donna, la professoressa di greco e latino. Volendo seguire le orme delle mie due mentori, mi condannai a tradurre greco e latino per il resto della vita.

Ma poi entrai in aula, in facoltà, alla prima lezione di Glottologia, e scoprii che esisteva questa cosa meravigliosa grazie a cui si studiava l’indoeuropeo, si comparavano le lingue antiche, si imparavano parole in ittita, si sviscerava la struttura delle frasi: addio. Al momento di scegliere la specializzazione, non sapendo come fare a scegliere tra letteratura e linguistica, le scelsi tutt’e due: presi la magistrale di linguistica storica e poi quella di filologia e letteratura italiana.

Da allora faccio l’insegnante, nella scuola e nel privato, e continuo a studiare:

«Occupazion mia continua si è lo studio davvero, per quanto però riguarda belle lettere, che di quella sfera non esco, e ignorante d’ogni scienza son vissuto finora, e tale morrò. Spinto da non so qual impulso, ch’altrimenti che follia nomar non posso, sempre imbratto carta; e se ci vedremo, vi farò sentire la sola dolcezza che provo in questo, e reale, si è che il tempo, già altre volte mio mortal nemico, ora mi scorre dolcemente, e prestissimo, e questo all’inquieto mio animo non è lieve né spregiabil sollievo» (V. Alfieri, Epistolario, 1780).

Yasmina Pani